Con la sentenza 50/2019, depositata il 7 marzo, la Corte dei Conti conferma l’impostazione della Sezione Lazio sulla gestione dei derivati del tesoro contestata all’ex capo della direzione del debito pubblico Maria Cannata e agli ex dg del Tesoro Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli (poi ministri dell’Economia) e Vincenzo La Via dalla procura della Corte dei Conti. Dunque non esiste danno erariale da 3,9 miliardi.
La Corte non nega a priori la responsabilità dei dirigenti, le loro decisioni sono «sempre sindacabili», ma il giudizio deve colpire quelle «irragionevoli, incongrue, illogiche o irrazionali». Invece la procura ha provato a mettere sul banco degli imputati l’intera strategia di gestione del debito, strategia che non si può che considerare «perfettamente legittima, perseguita per decenni e sempre approvata dai vertici governativi» in una linea decisionale che va dal futuro presidente della Bce Draghi, dg del Tesoro dal 1991 al 2001, al futuro Capo dello Stato Ciampi, ministro del Tesoro dal 1996 al 1999
Fonte: Gianni Trovati, Derivati del Tesoro, la Corte dei conti blinda le «scelte discrezionali» dei dirigenti pubblici, Il Sole 24 Ore – Quotidiano Enti Locali & PA, 8 marzo 2019.