La Corte di Cassazione (sentenza n. 4323/2017) ha sancito l’irrilevanza della buona fede del dipendente in caso di percepimento di retribuzioni superiori a quelle dovute, erogate per errore: la somma deve essere comunque restituita.
La vicenda ha origine dal ricorso presentato da una dipendente pubblica contro la comunicazione della direzione territoriale di un indebito a suo carico per oltre 33 mila euro. Tale somma si riferiva agli emolumenti percepiti indebitamente durante il periodo di aspettativa. La ricorrente protestava la propria buona fede e il conseguente diritto all’irripetibilità delle somme richieste.
La Corte di Cassazione ha contestato la buona fede della dipendente e ha evidenziato che, in ogni caso, l’art. 2033 c.c. relativo al diritto delle amministrazioni al recupero dell’indebito considera rilevante la buona fede solo riguardo alla ripetibilità degli interessi e dei frutti sulla somma da restituire.