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18 Novembre 2021

Il Piano Economico Finanziario nei contratti di Partenariato pubblico-privato

Il Piano Economico Finanziario, abbreviato PEF, è uno strumento di aggregazione e rappresentazione dei dati economici e finanziari previsionali relativi ad un progetto, sviluppati nell’arco temporale di effettività dello stesso.

 

Il Piano Economico Finanziario nei contratti P.P.P.

Il Piano Economico Finanziario si pone come strumento necessario e fondamentale per la pianificazione economica e finanziaria dei contratti di partenariato, il quale si sviluppa nell’orizzonte temporale previsto dalla durata del progetto. La normativa stessa impone l’utilizzo del PEF come documentazione necessaria alla procedura di affidamento del contratto, infatti, citando testualmente l’art. 181, comma 2, D.Lgs 50/2016:

Le amministrazioni aggiudicatrici provvedono all’affidamento dei contratti ponendo a base di gara il progetto definitivo e uno schema di contratto e di piano economico finanziario, che disciplinino l’allocazione dei rischi tra amministrazione aggiudicatrice e operatore economico”.

Ne deriva che il modello, oltre ad essere uno strumento utile all’operatore economico per prevedere il vantaggio economico che deriva dalla gestione servizio o realizzazione dell’opera, risulta anche essere parte necessaria all’elaborazione della documentazione di gara. La mancanza di elaborazione del PEF o un’elaborazione errata dello stesso comporta quindi l’esclusione dalla procedura, portando l’amministrazione aggiudicatrice all’affidamento del servizio a terzi.

 

L’elaborazione del Piano Economico Finanziario

Il Piano Economico Finanziario si configura come un insieme di tabelle elaborate attraverso programmi di calcolo su foglio elettronico (ad esempio Excel). Procediamo con un’analisi rapida dei contenuti minimi necessari all’elaborazione degli schemi.

Il Piano Economico Finanziario è composto da:

  • quadro economico;
  • schema di riepilogo per le fonti di finanziamento;
  • piano di ammortamento e immobilizzazioni materiali;
  • conto economico prospettico;
  • stato patrimoniale prospettico;
  • rendiconto finanziario e flussi di cassa;
  • analisi degli indici finanziari e d’investimento.

 

Il quadro economico

Il quadro economico rappresenta il totale del costo per l’investimento del Piano Economico Finanziario, previsto in fase di progettazione. Viene fornito un dettaglio delle spese per la realizzazione dei lavori, indicandone gli oneri, le spese tecniche progettuali e il riepilogo di tutte le altre spese relative alla pianificazione, validazione e omologazione. Il totale così ottenuto serve da base per il calcolo del fabbisogno da finanziare, che, come vedremo a breve, rappresenta il passo successivo per la costruzione del modello di Piano Economico Finanziario.

 

Lo schema di riepilogo per le fonti di finanziamento

Calcolato il totale del fabbisogno del Piano Economico Finanziario occorre ipotizzare il tipo di finanziamento a cui l’operatore economico dovrà accedere per poter realizzare i lavori.

Ogni ipotesi di finanziamento verrà indicata nel piano di ammortamento, nel quale verranno anche riepilogate, in una tabella, tutte le altre risorse da considerare a copertura dell’investimento stesso (ad esempio i valori dell’equity, e il flusso di cassa).

 

Il piano di ammortamento e le immobilizzazioni materiali

La pianificazione progettuale prevede inoltre la valorizzazione delle immobilizzazioni materiali, direttamente derivanti dal piano di ammortamento ipotizzato in funzione dei lavori effettuati e degli assets impiegati nella gestione del servizio. Si presenta quindi una tabella di riepilogo necessaria al calcolo delle quote di ammortamento che, insieme alle immobilizzazioni immateriali verrà utilizzata per l’elaborazione del conto economico e dello stato patrimoniale nel modello di Piano Economico Finanziario.

 

Il conto economico prospettico

Il conto economico viene sviluppato prospetticamente nel Piano Economico Finanziario, analizzando ricavi e costi derivanti dalla gestione operativa del progetto. Occorre prestare particolare attenzione nei processi di dimensionamento, definendo voci di ricavo e costo sulla base di ipotesi coerenti e congrue con il volume della domanda e degli standard qualitativi. Molto importante risulta essere la rilevazione e conseguente corretta allocazione degli eventuali canoni, trasferimenti e contributi indirizzati e ricevuti dall’ente. Si consiglia di verificare sempre a priori le peculiarità normative che definiscono le diverse tipologie contrattuali. Ad esempio, si ricorda la differenza tra:

  • il canone di disponibilità: canone che il Comune corrisponde all’operatore economico a supporto della gestione, usufruendo dei servizi che questo offre;
  • il canone concessorio: canone che, invece, l’operatore economico indirizza all’ente come pagamento per l’utilizzo del bene oggetto della concessione.

La prima tipologia viene iscritta nelle voci di ricavo, mentre la seconda si identifica come voce di costo. Un errato metodo di valorizzazione, quindi, può portare a risultati operativi discostati dalla realtà, inficiando la corretta elaborazione degli schemi successivi.

 

Lo stato patrimoniale prospettico

Lo stato patrimoniale, come lo schema di conto economico, viene compilato secondo le metodologie e le eventuali riclassificazioni tipiche del bilancio civilistico. Anch’esso viene presentato nel Piano Economico Finanziario in forma prospettica e funge da quadro di chiusura del dettaglio contabile relativo alla gestione pianificata.

 

Il rendiconto finanziario e i flussi di cassa

Parte fondamentale della costruzione del Piano Economico Finanziario deriva dalla compilazione del rendiconto finanziario. Il rendiconto risulta necessario per determinare anno per anno lo stato della cassa e i flussi che la gestione genera. I flussi possono essere costruiti utilizzando due tipologie di calcolo: diretta e indiretta, le quali presentano le diverse caratteristiche:

  • metodologia diretta: il metodo diretto permette di valorizzare l’FCO (flusso di cassa operativo) andando a scomputare dai ricavi tutti i costi operativi, inserendo le variazioni di capitale circolante netto ed eventuali investimenti o disinvestimenti;
  • metodologia indiretta: Il metodo indiretto invece parte dal risultato operativo lordo (Ebit), lo screma delle imposte, inserisce costi non monetari, variazioni del capitale circolante netto, quote per l’utilizzo di fondi e, infine, considera investimenti e disinvestimenti.

La prima metodologia risulta più chiara e permette di tenere meglio in considerazione le entrate e le uscite monetarie relative all’investimento iniziale e alla fase di gestione.

 

Analisi degli indici finanziari e d’investimento

Lo studio dei flussi di cassa risulta fondamentale per la fase finale di costruzione del Piano Economico Finanziario, ossia l’analisi degli indici di redditività, stabilità, bancabilità e rendimento del progetto stesso. Di seguito descriviamo brevemente i principali indici.

 

WACC

Primo indicatore tra tutti è il WACC (Weight Average Cost of Capital). Il WACC è il costo medio ponderato delle risorse attraverso le quali l’azienda si finanzia, ossia la media ponderata dei “costi” del capitale di rischio e del capitale di debito. Per costo si intende la remunerazione che i soggetti che apportano le risorse si attendono ovvero la soglia minima di rendimento accettabile ai fini della profittabilità o della scelta di effettuare o meno un investimento. In funzione di quanto indicato dall’ANAC, relazionando il parametro al partenariato, si rileva come il WACC rappresenti il valore massimo del tasso da applicare al capitale investito netto al fine di determinare il costo di remunerazione del capitale da inserire nel PEF. Maggiore è il profilo di rischio, maggiore sarà il livello di rendimento atteso dai finanziatori e più alto sarà il WACC.

VAN

Troviamo poi il VAN (Valore Attuale Netto), calcolato secondo la seguente formula:

∑ (FCOt)/(1+WACC)^t

Si presenta come una sommatoria dei flussi di cassa scontati dall’indice WACC, rappresenta la ricchezza incrementale generata dall’investimento anno per anno. Si valuta poi una cumulata dei valori calcolati ottenendo una somma. Se il risultato fornisce un valore maggiore di zero allora si può considerare profittevole l’investimento nella gestione operativa in oggetto.

TIR

Il TIR (Tasso Interno di Rendimento), invece, viene calcolato con la seguente formulazione:

∑ (FCOt)/(1+TIR)^t =0

e non va confuso con il WACC, che esprime invece il tasso al quale vanno attualizzati i flussi di cassa operativi per ottenere il VAN del progetto. Il WACC non rappresenta una misura di redditività ma uno standard di redditività con il quale occorre confrontare il rendimento del progetto (ovvero il TIR) per stabilire se l’investimento conviene oppure no. Un progetto è conveniente da un punto di vista finanziario se il suo TIR è superiore al WACC (o in generale superiore al tasso di attualizzazione scelto per il calcolo del VAN). Si comprende allora che il criterio del TIR stabilisce essenzialmente che il rendimento di un progetto deve essere superiore al costo-opportunità del capitale.

DSCR

Passiamo poi al DSCR, acronimo di Debt Service Coverage Ratio, tradotto “rapporto di copertura del servizio del debito”. È la misura della sostenibilità finanziaria del debito aziendale, ovvero la capacità di un’impresa di onorare il proprio debito finanziario (tipicamente a medio lungo termine). Questa capacità non è da intendersi a consuntivo ma a livello prospettico. Il DSCR pone a confronto il cash flow operativo (prospettico) prodotto, al netto delle tasse, e il flusso finanziario al servizio del debito, ovvero le quote capitale dei finanziamenti a medio lungo termine che verranno rimborsate nel periodo in oggetto (in alcuni manuali si tengono in considerazione anche gli oneri finanziari).

DSCR=(FCOt)/((It+Ct ))

Il rapporto sopra indicato, tra flussi di cassa al nominatore e quota interessi sommata al rimborso del capitale a denominatore, deve essere superiore a 1. In questo modo si ha la certezza che il flusso di cassa generato dalla gestione operativa nel periodo considerato è in grado di far fronte al debito finanziario.

LLCR

Troviamo ancora il LLCR (Loan Life Cover Ratio), definito come: valore attuale netto del flusso di cassa disponibile per il servizio di debito / valore attuale del debito.

(∑ ((CFt)/(1+ⅈ)^t)+DR)/Ot

Rappresenta l’indicatore di bancabilità durante il periodo di sussistenza del debito ed è pari al rapporto fra la somma (cumulata e attualizzata) dei flussi di cassa al servizio del debito valutati all’inizio del progetto fino all’ultimo anno di rimborso del debito, incrementata della riserva di cassa utilizzabile per debito stesso, e il debito residuo calcolato al momento iniziale in cui viene effettuata la valutazione.

PLCR 

Infine, si ha il PLCR (Project Life Cover Ratio) che, come l’LLCR, agisce in un’ottica dinamica: per ogni periodo di riferimento, si procede a confrontare la capienza dei flussi di cassa futuri attualizzati rispetto al totale dei debiti residui. Il periodo di analisi è riferito all’intera durata del progetto, stabilita dal contratto di concessione (di norma più estesa). A livello matematico, l’unica differenza rispetto alla formula del LLCR risiede nel numero di anni considerati per l’attualizzazione dei flussi di cassa.

 

Conclusioni

Il Piano Economico Finanziario non è solo un documento progettuale necessario perché richiesto dalla norma, bensì, è uno strumento a disposizione dell’amministrazione per la verifica e il controllo del servizio o dell’opera. Per l’operatore economico, invece, il Piano Economico Finanziario rappresenta la migliore modalità di pianificazione del proprio business, necessaria al fine di evitare brutte sorprese quali disequilibri o mancate condizioni di sostenibilità.

 

di Simone La Fauci

 

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