Con la sentenza n. 27068/2015, la Corte di Cassazione ha stabilito che il cambio destinazione d’uso di un immobile è accettabile solo a seguito di una modifica al piano regolatore generale del Comune. In caso contrario, essa costituisce reato ai sensi dell’art. 44, lettera c), del DPR n. 380/2001.
La vicenda riguarda la trasformazione di un bar a luogo di culto per l’associazione Testimoni di Geova, in seguito alla quale il giudice aveva emesso un decreto di sequestro preventivo ai fini delle indagini preliminari. Il ricorso presentato dal legale rappresentante dell’associazione è stato respinto dai giudici di Cassazione.
La destinazione d’uso di un immobile è un elemento che qualifica la connotazione dell’immobile stesso e spetta unicamente agli strumenti di pianificazione la decisione sulla destinazione d’uso dei suoli e degli edifici; alle differenti destinazioni d’uso, infatti, corrispondono determinate qualità e quantità di servizi stabilite in sede di pianificazione. Le variazioni non consentite di destinazione d’uso, quindi, vanno ad alterare la stessa organizzazione dei servizi, inficiando la possibilità di gestire il territorio in modo ottimale.