naviga tra gli articoli
Digitalizzazione
Innovazione PA
Residui PNRR
Condividi l'articolo
26 Maggio 2025

Residui PNRR: come trasformare i risparmi in leve di innovazione

Introduzione: un’opportunità che nasce da una buona gestione

Nel vasto disegno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), esiste una categoria spesso poco raccontata ma dal grande potenziale strategico: i residui PNRR. Si tratta di somme forfettarie (lump sum) assegnate agli enti pubblici per progetti – in particolare quelli della Missione 1, Componente 1 – che, una volta conclusi e asseverati positivamente, non sono state interamente spese. Queste risorse, tecnicamente libere da vincoli di destinazione originaria, rappresentano una leva preziosa per consolidare e amplificare la trasformazione digitale nella pubblica amministrazione.

Ma come possono essere utilizzati questi residui? Quali regole seguire? E quali rischi evitare? Una recente Direttiva nazionale, firmata dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alessio Butti, ha fornito cinque principi guida per orientare le scelte degli enti. In questo articolo li esploriamo nel dettaglio, con un linguaggio chiaro e accessibile.

Cosa sono i residui PNRR e quando si generano

I residui PNRR sono l’eventuale differenza positiva tra:

  • l’importo totale della somma forfettaria (lump sum) assegnata all’ente per la realizzazione di uno o più progetti inseriti all’interno degli avvisi pubblici promossi dal Dipartimento per la trasformazione digitale nell’ambito del PNRR,
  • e gli importi effettivamente spesi per completare tutte le attività previste nei progetti, comprese le spese per beni, servizi, formazione, comunicazione, infrastrutture e gestione, fino alla piena conclusione e rendicontazione dei risultati ottenuti.

Tali fondi si liberano solo dopo l’asseverazione positiva da parte del Dipartimento per la trasformazione digitale. È questa approvazione tecnica e formale che garantisce l’effettivo riconoscimento dell’intero contributo e, dunque, legittima la disponibilità dell’ente a utilizzare l’avanzo non speso.

Spesso, un ente partecipa a più avvisi pubblici e riceve diversi lump sum. In questi casi, i residui possono sommarsi e costituire un fondo considerevole su cui ragionare in modo strategico.

A chi si rivolge la Direttiva

La Direttiva si rivolge ai cosiddetti Soggetti Attuatori, cioè gli enti (prevalentemente pubbliche amministrazioni locali) che:

  • hanno partecipato agli avvisi del PNRR per la digitalizzazione, presentando proposte progettuali approvate in coerenza con gli obiettivi della Missione 1, Componente 1;
  • hanno completato tutte le attività previste dal progetto finanziato, rispettando le tempistiche e i criteri definiti nell’avviso pubblico di riferimento;
  • hanno ottenuto l’asseverazione positiva da parte del Dipartimento per la trasformazione digitale, che ne ha certificato la regolare esecuzione sotto il profilo tecnico e amministrativo;
  • e si trovano, al termine del processo, con una parte delle somme forfettarie non utilizzate, derivanti da economie di spesa o efficientamento nella realizzazione del progetto.

Parliamo di oltre 23.000 enti coinvolti, invitati a usare queste risorse con responsabilità, lungimiranza e coerenza rispetto agli obiettivi di trasformazione digitale.

I cinque principi guida per l’utilizzo dei residui

La Direttiva suggerisce cinque criteri ispiratori per massimizzare l’impatto dei residui PNRR. Vediamoli uno a uno, evidenziando le opportunità da cogliere e i rischi da evitare.

1. Prudenza

Principio: utilizzare i residui solo dopo aver ottenuto l’asseverazione formale del progetto.

Opportunità:

  • Garantisce certezza finanziaria e rispetto delle regole, offrendo agli enti la tranquillità di operare su basi solide e confermate, evitando l’impiego di risorse non ancora ufficialmente acquisite.
  • Permette una pianificazione ragionata, evitando scelte affrettate e favorendo una visione strategica a medio termine, utile per valutare l’integrazione con altri progetti in corso, distribuire le risorse secondo le priorità più urgenti e migliorare la coerenza degli interventi complessivi.

Rischi:

  • Un’eccessiva attesa potrebbe ritardare interventi urgenti, compromettendo la possibilità di cogliere finestre temporali favorevoli per l’implementazione di progetti complementari o la risoluzione tempestiva di criticità operative che richiederebbero l’immediata disponibilità di risorse.
  • Le risorse potrebbero rimanere inutilizzate per troppo tempo, trasformandosi in fondi dormienti e riducendo l’impatto positivo generato dall’intervento iniziale. Inoltre, potrebbero sorgere difficoltà nella successiva riallocazione strategica delle somme, soprattutto in contesti soggetti a rapidi cambiamenti organizzativi o normativi.

📌 Nota bene: in molti casi l’asseverazione è già stata emessa e i fondi sono effettivamente disponibili.

2. Massimizzazione dell’impatto

Principio: destinare i residui al rafforzamento degli interventi di digitalizzazione.

Opportunità:

  • Completare o migliorare i progetti già avviati, intervenendo su funzionalità non ancora pienamente sviluppate, aggiornando componenti tecnologiche obsolete o potenziando l’integrazione tra sistemi digitali interni.
  • Estendere i benefici ad altri ambiti digitali dell’ente, coinvolgendo nuovi uffici o servizi finora esclusi dalla trasformazione digitale, favorendo l’adozione di strumenti uniformi, interoperabili e scalabili su tutta l’organizzazione.

Rischi:

  • Dispersione su micro-interventi poco coordinati, che rischiano di frammentare l’impatto complessivo delle risorse disponibili e di generare una perdita di visione strategica, soprattutto se mancano strumenti di monitoraggio interno e valutazione dei risultati.
  • Sovrapposizione con altri fondi già disponibili, come quelli regionali o nazionali, che può comportare inefficienze nella gestione, duplicazioni di spesa, o la difficoltà di ricostruire in maniera trasparente e coerente la catena del valore generata dai diversi finanziamenti utilizzati.

💡 È utile costruire una visione strategica di medio periodo, evitando interventi “a pioggia”.

3. Sostenibilità

Principio: investire parte delle risorse in formazione e aggiornamento del personale.

Opportunità:

  • Potenziare le competenze interne, promuovendo percorsi formativi mirati che rafforzino le capacità operative dei dipendenti, rendendoli più autonomi e consapevoli nell’uso delle nuove soluzioni digitali adottate all’interno dell’ente.
  • Garantire un utilizzo efficace delle tecnologie adottate, riducendo il rischio di sottoutilizzo degli strumenti implementati, ottimizzando le funzioni disponibili e facilitando l’integrazione delle innovazioni nella gestione quotidiana delle attività amministrative.

Rischi:

  • Formazione generica o scollegata dalle reali esigenze, che non tiene conto delle specificità operative dell’ente, delle reali competenze mancanti o dei ruoli effettivamente coinvolti nell’uso delle nuove tecnologie implementate.
  • Turnover del personale formato, con il rischio concreto che le conoscenze acquisite vengano disperse o non trasferite internamente, determinando la necessità di ripetere i percorsi formativi senza capitalizzare l’investimento iniziale.

🎯 La sostenibilità tecnologica passa anche dalla sostenibilità organizzativa.

4. Comunicazione e trasparenza

Principio: valorizzare e rendere visibili i risultati raggiunti.

Opportunità:

  • Rafforzare la fiducia dei cittadini nella PA, mostrando in modo chiaro e trasparente i risultati ottenuti, il valore degli investimenti pubblici e l’impatto positivo dei progetti realizzati sul territorio.
  • Favorire l’adozione dei servizi digitali, attraverso campagne informative accessibili, strumenti semplici e un linguaggio chiaro che metta al centro l’esperienza dell’utente e ne faciliti l’interazione con l’ente.
  • Condividere buone pratiche con altri enti, attivando percorsi di confronto, momenti formativi inter-istituzionali o spazi digitali dove valorizzare soluzioni replicabili e modelli organizzativi efficaci già sperimentati con successo.

Rischi:

  • Comunicazione inefficace o autoreferenziale, che non riesce a veicolare in modo chiaro e coinvolgente il valore degli interventi realizzati, risultando distante dal vissuto quotidiano dei cittadini e poco utile per costruire consenso e partecipazione.
  • Aspettative non corrispondenti alla realtà, generate da messaggi promozionali troppo ottimistici o dalla mancanza di un’informazione puntuale su tempi, limiti e risultati effettivi degli interventi, con il rischio di alimentare disillusione o sfiducia nell’operato dell’amministrazione.

📢 Una buona comunicazione è parte integrante della trasformazione digitale.

5. Integrazione con altri fondi

Principio: utilizzare i residui per integrare interventi simili finanziati con altri fondi (FSC, regionali, nazionali).

Opportunità:

  • Maggiore coerenza strategica, con la possibilità di allineare in modo integrato e complementare i diversi interventi programmati, evitando duplicazioni e sovrapposizioni e promuovendo una visione d’insieme unitaria e funzionale alla trasformazione digitale dell’ente.
  • Possibilità di realizzare progetti più ambiziosi, che altrimenti non sarebbero stati sostenibili con una sola fonte di finanziamento, permettendo di affrontare sfide più complesse e strutturali, come ad esempio il rinnovamento completo di piattaforme gestionali o l’implementazione di sistemi interoperabili su larga scala.

Rischi:

  • Complessità nella rendicontazione, legata alla necessità di rispettare contemporaneamente le diverse regole previste dai programmi di finanziamento coinvolti, che spesso hanno tempistiche, indicatori, vincoli documentali e piattaforme di caricamento differenti e non sempre interoperabili.
  • Sovrapposizione o conflitti tra programmi, che possono derivare da una mancata armonizzazione tra gli obiettivi o le linee di spesa dei vari fondi, causando ritardi, revisioni progettuali forzate o difficoltà nel tracciamento e nella coerenza degli investimenti complessivi realizzati.

🔗 La capacità di coordinare più fonti di finanziamento è una competenza sempre più cruciale nella PA.

Il ruolo del Transformation Office

Il monitoraggio e il supporto all’attuazione della Direttiva sono affidati al Transformation Office, struttura del Dipartimento per la trasformazione digitale. Questo ufficio ha due funzioni principali:

  • Monitoraggio: raccoglie in modo sistematico e strutturato dati qualitativi e quantitativi sull’uso dei residui da parte dei Soggetti Attuatori, verifica puntualmente l’applicazione dei cinque principi guida indicati nella Direttiva, analizza i risultati ottenuti in termini di impatto sui servizi e individua le best practice replicabili anche in altri contesti, contribuendo così a generare conoscenza condivisa tra le amministrazioni pubbliche.
  • Accompagnamento: fornisce un supporto operativo continuativo agli enti, offrendo chiarimenti normativi, indicazioni pratiche e strumenti di lavoro aggiornati. Questo avviene anche grazie all’attivazione di team territoriali che operano a stretto contatto con le amministrazioni locali, raccogliendone i bisogni, supportandole nella pianificazione degli interventi e facilitando l’integrazione tra risorse PNRR e altri fondi.

La logica è quella di un supporto collaborativo e non punitivo, coerente con l’approccio della strategia “PA Digitale 2026”.

Alcune riflessioni conclusive

I residui PNRR non sono semplici avanzi di bilancio. Sono una leva preziosa per fare un salto di qualità nella gestione digitale, nella formazione interna e nella capacità comunicativa degli enti.

Gestirli bene significa:

  • non perdere valore pubblico già generato, capitalizzando ogni risorsa disponibile e mantenendo viva la spinta propulsiva impressa dagli investimenti iniziali,
  • rafforzare ciò che si è costruito con i fondi PNRR, consolidando le infrastrutture digitali avviate e assicurando continuità agli obiettivi raggiunti attraverso integrazioni e aggiornamenti mirati,
  • preparare la PA del futuro, più digitale e competente, capace di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e organizzativi con flessibilità, visione strategica e un utilizzo consapevole delle risorse residue per rispondere alle nuove sfide amministrative.

Questa fase di riutilizzo può trasformarsi in un laboratorio di innovazione amministrativa, dove ogni euro risparmiato diventa un mattoncino per costruire valore duraturo.

Articoli correlati

Scorri i documenti