La normativa italiana ritiene pratica valida quella che prevede l’esclusione da una gara d’appalto per le imprese partecipanti che presentino un’irregolarità contributiva non definitiva e sanata prima della verifica in gara. Il Consiglio di Stato ha, però, sottoposto la questione alla Corte di giustizia dell’Ue, al fine di accertare se tale normativa sia in contrasto con la disciplina europea degli appalti pubblici.
Ad avviso del Consiglio di Stato sarebbe effettivamente presente un contrasto tra la normativa italiana e la direttiva 18/2004/Ce. Quest’ultima, infatti, si limita a richiedere l’allegazione del Durc da parte dell’azienda partecipante solo all’atto dell’aggiudicazione, specificando che la regolarità del documento deve essere attuale. Secondo queste indicazioni, quindi, l’irregolarità contributiva è elemento valido di esclusione dalla gara unicamente se tale irregolarità sussiste al momento dell’esclusione; la normativa italiana, invece, tiene in conto anche l’inadempimento storico alla data della partecipazione, senza possibilità di regolarizzazione.
Sulla base di tali scostamenti tra le due normative, il Consiglio di Stato ha chiesto alla Ue delucidazioni in merito con l’ordinanza n. 1236/15.
Fonte: Quotidiano Enti Locali