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1 Settembre 2020

La salvaguardia degli equilibri di bilancio: gli equilibri di cassa

Tra le verifiche da fare in sede della salvaguardia degli equilibri, ex art. 193 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, assume particolare importanza quella relativa agli equilibri della gestione di cassa.

La situazione deficitaria di cassa è il primo campanello di allarme di ogni gestione, che prima o poi trascinerà anche la competenza.

Anche la Corte dei Conti ha posto particolare riguardo a questa tematica, a decorrere dal rendiconto 2012, dopo l’approvazione della Legge 24 dicembre 2012, n. 243 relativa alle “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’articolo 81, sesto comma, della Costituzione”, dedicando a questa tematica una parte delle relazioni sul rendiconto, che gli organi di revisione economico-finanziaria degli enti locali sono chiamati a redigere con la compilazione dei questionari. Tra le tabelle da compilare compare dal 2012 anche quella di rendicontazione degli equilibri dei flussi di cassa.

Sebbene l’obbligo normativo del pareggio di cassa sia stato successivamente superato, e sostituito con la garanzia di un fondo di cassa finale non negativo, con la riforma contabile è stata posta grande attenzione sulla capacità dell’ente di poter far fronte alle reali esigenze di cassa. Nel bilancio le entrate di competenza vanno previste per l’intero importo che l’ente ha diritto di incassare, riducendo però la previsione di cassa alla loro effettiva realizzazione, e occorre prevedere un Fondo crediti di dubbia esigibilità congruo, in spesa, con lo scopo precipuo di controbilanciare le entrate di competenza e di bloccare la spesa.

Come incide tutto questo sulle previsioni di cassa è presto detto: non è possibile esporre nel bilancio di previsione, tra le previsioni di cassa, in entrata, un importo di incassi che non sia decurtato delle quote accantonate, nel bilancio di previsione e nel risultato di amministrazione dell’anno precedente, a fondo crediti di dubbia esigibilità, così come, per converso, esporre, tra le previsioni di spesa, un importo che non decurti quanto previsto a Fondo pluriennale vincolato, in quanto considerato non esigibile nell’anno.

In aggiunta a ciò, il nuovo principio contabile della contabilità finanziaria ha obbligato gli enti ad una puntuale ricostruzione del fondo di cassa al 31 dicembre 2014, suddiviso tra fondi vincolati e fondi liberi, e ad una corretta gestione e contabilizzazione degli utilizzi delle entrate vincolate per esigenze correnti. L’utilizzo dei fondi vincolati di cassa, autorizzato con deliberazione di Giunta comunale ad inizio anno, è equiparato a tutti gli effetti ad un’anticipazione di tesoreria e quindi impedisce la possibilità di applicazione al bilancio della quota libera.

Anche la Sezione Autonomie della Corte dei Conti ha recentemente (deliberazione n. 9/2020) introdotto un indicatore che consente di valutare il rischio di tensioni di cassa: si tratta del rapporto tra il valore dei residui attivi, al netto del fondo crediti di dubbia esigibilità, e dei residui passivi, e rappresenta l’incidenza dei debiti che sono coperti da entrate ritenute liquide in un orizzonte di breve termine. Un valore superiore al 140% è considerato di maggior rischio per la tenuta degli equilibri.

Sarebbe opportuno inserire nella relazione della verifica degli equilibri l’analisi del trend storico di cassa dell’ultimo triennio a dimostrazione della solidità della gestione e, qualora così non fosse, valutare quali azioni concrete mettere in campo per  incrementare il grado di riscossione delle entrate.

Autrice: Roberta Vavassori
Cv dell’autrice: Roberta Maria Vavassori è dal 2003 Dirigente della Direzione I dei servizi della programmazione economico-finanziaria del Comune di Dalmine, presso il quale riveste anche il ruolo di Vice Segretario Generale. Laureata presso l’Università degli Studi di Bergamo – Facoltà di Economia e Commercio a marzo del 1991 con votazione 110 e lode, dopo una breve esperienza di docenza presso Istituti tecnici, ha lavorato alla Banca Popolare di Bergamo, ora Gruppo UBI, dal giugno 1991 a dicembre 1992. Da gennaio 1993 è impiegata nella pubblica amministrazione, presso il Comune di Dalmine, dove ha rivestito fino al dicembre 2003 il ruolo di responsabile del servizio finanziario, con il compito di direzione e coordinamento del servizio di ragioneria e tributi. Dall’anno 2012 è relatrice di corsi di formazione nella materia di contabilità degli enti locali organizzati presso l’Ordine dei commercialisti di Bergamo, presso Enti locali e da Ancilab s.r.l. di Milano.

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