Con la delibera n.11/2019, la Corte dei Conti (Sezioni riunite in sede di controllo) cerca di porre fine al vivacissimo dibattito sul tema definendo «a controllo pubblico» una società che ha la maggioranza delle quote in mano a uno o più enti pubblici.
In particolare le sezioni riunite affermano che «possono essere qualificate come società a controllo pubblico quelle in cui “una o più” amministrazioni dispongono della maggioranza dei voti esercitabili in assembla ordinaria (oppure di voti o rapporti contrattuali sufficienti a configurare un’influenza dominante)». Secondo la riforma Madia (decreto legislativo 175/2016) essere «a controllo pubblico» significa dover sottostare a una serie di obblighi, limitare a tre o cinque membri i posti in CDA, applicare il tetto ai compensi, applicare le regole anti-corruzione e quelle sulla prevenzione dei rischi di crisi pensate per le aziende pubbliche.
Fonte: Gianni Trovati, Partecipate, basta la maggioranza delle quote a far scattare il «controllo pubblico», Il Sole 24 Ore – Quotidiano degli Enti Locali & PA, 24 giugno 2019.