Istituti deflativi del contenzioso: ancora incertezze

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12006/2015, ha aumentato il grado di incertezza già esistente in materia di istituti deflativi del contenzioso: secondo il parere della Corte, infatti, dopo la presentazione della domanda di adesione, non è più possibile fruire né dell’acquiescenza, né della definizione agevolata per quanto riguarda le sanzioni irrogate insieme all’accertamento.

È qui utile ricordare le tre possibili linee d’azione a disposizione del contribuente in seguito alla ricezione di un avviso di accertamento:

1. Presentare domanda di accertamento con adesione, ottenendo in tal modo di sospendere il termine per il ricorso per 90 giorni. Questa strada è percorribile unicamente nel caso in cui in precedenza non sia stato notificato l’invito di cui all’art. 5 del DLgs. N. 218/97.
2. Prestare acquiescenza all’accertamento, versando (entro il termine per il ricorso) l’intera somma dovuta a titolo di imposta e le sanzioni ridotte a 1/3. Questa opzione prevede sia la rinuncia al ricorso, sia la rinuncia alla domanda di adesione.
3. Definire a 1/3 solo le sanzioni di cui all’art. 17 del DLgs. N. 472/97 e saldarle entro il termine fissato per il ricorso, riservando il processo unicamente alle imposte.

Secondo i chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate nella Circolare n. 25/2012, al contribuente è consentito presentare domanda di adesione, beneficiare della proroga del termine di 90 giorni e in un secondo momento, qualora non si raggiunga un accordo, fruire (entro il termine per il ricorso, compresa la sospensione) della definizione delle sanzioni a 1/3.

La sentenza della Cassazione n. 12006/2015, quindi, si pone in contrasto con quanto precedentemente stabilito dalla Circolare n. 25/2012, negando la possibilità di cui sopra e aumentando così le incertezze relative ai legami esistenti tra i vari istituti deflativi del contenzioso.